L’Europa Traballa, l’Italia tiene duro

L’Europa traballa, l’Italia tiene duro. (Articolo pubblicato sul settimanale cartaceo Il Marco Polo, venduto alla comunità italiana di Vancouver)

 

La tensione è alle stelle. Mentre l’Europa trema di fronte alla trionfante Marine Le Pen, esponente di estrema destra che ha raggiunto quota 17.90% (6’412’802 voti) alle ultime elezioni in Francia.  Mentre l’Europa resta a guardare paesi che sembravano essere al sicuro, come ad esempio l’Olanda, rischiare la tripla A in settimana. Mentre l’Europa rimane incredula di fronte ai numerosi scandali che hanno coinvolto il partito di David Cameron nel Regno Unito le scorse settimane. L’Italia e gli italiani “stringono i denti”.

E’ evidente che questa crisi stia colpendo duramente il nostro paese e in particolar modo il ceto medio. I numeri parlano chiaro: almeno ventisei persone si sono tolte la vita soltanto quest’anno tra imprenditori e disoccupati. Le nuove tasse varate dal governo Monti stanno strozzando imprenditori, artigiani, liberi professionisti e molti altri. La forbice salari-prezzi si è allargata a dismisura, la crescita degli stipendi è ai minimi dal 1983 e un giovane su tre è disoccupato. Il tutto è poi incorniciato dalle indagini contro Berlusconi per il caso Ruby e dell’Utri e dallo scandalo dei fondi pubblici ai partiti che ha coinvolto uno dei partiti di riferimento dell’Italia settentrionale, la Lega Nord, il quale è stato travolto da uno scandalo di dimensioni tali da far dimettere Bossi senior and junior.

In mezzo a questo desolante teatrino etico, economico e sociale, è importante non scambiare la partitocrazia e il gossip con la politica. Nonostante stiano sorgendo nuove incertezze e nuovi timori, bisogna trovare il coraggio di mettere da parte le paure. La nostra risposta deve essere decisa, costante e coraggiosa. Se vogliamo che la nostra risposta sia efficace, dobbiamo rispondere con ancora più democrazia, con ancora più politica e con ancora più liberalizzazioni. L’economia ci ha messo in ginocchio e ora dobbiamo provare a rialzarci. Ridimensionare il ruolo di alcune istituzioni è di vitale importanza poiché dobbiamo rilanciare la competizione in Italia, dobbiamo ridistribuire più equamente il denaro, tagliare tutti gli sprechi in modo tale da ridurre la spesa pubblica, dobbiamo stare attenti a non soffocare il mondo dell’impresa con troppe tasse e lavorare sulla tanto attesa legge elettorale. La riforma sulle pensioni era indispensabile, così come lo è la nuova riforma sull’articolo diciotto e l’IMU. In questo momento è indispensabile mettere da parte le ideologie per combattere per uno scopo comune, il rilancio della nostra economia e della nostra competitività. Nonostante lo spread rimanga imprevedibile, il governo tecnico ha per lo meno conseguito il risultato di ridare credibilità a un paese immerso negli scandali di un presidente ancora desideroso di scendere in campo. I partiti non usciranno dal mandato del governo tecnico in declino, ma ne usciranno rafforzati, poiché avranno l’opportunità di agire concretamente per il bene del paese e continuare un progetto di ristrutturazione del paese dalle fondamenta. Il partito, garante della volontà del popolo, non morirà mai ma rimane necessario instaurare leggi che provvedano a rendere trasparenti i bilanci dei partiti.

L’Italia deve rialzarsi; lo deve fare per se stessa e per l’Europa.